Toponomastica Storica

Archeo Mappa. Open Data Chiaromonte

Nuovi Fermenti, Regione Basilicata

 

A cura di Valentino Vitale 2017

 

(Tratto da: Lista M. 2015. La Contea di Chiaromonte: indagine toponomastica, in Vitale V., Lista M. (a cura di). La Contea di Chiaromonte Ceti sociali ed istituzioni ecclesiastiche tra XIV e XVIII sec. d.C., Edizioni Zaccara, Lagonegro, pp. 75-102.)

Toponomastica storica chiaromontese

L

a toponomastica storica chiaromontese è stata desunta direttamente da un piccolo documento appartenuto alla chiesa di San Giovanni Battista dal titolo: “Libro de’ censi e degli affitti della madrice e Parrocchiale chiesa di San Giòvanni Battista, introiti ed esiti fatti nella procura di Don Antonio Caprarolo nell’anno 1728 e finita nel 1729”. I toponimi fanno riferimento a località della Chiaromonte del XVIII secolo.

Prima di soffermarsi sullo studio toponomastico dei luoghi è doverosa una precisazione: il documento risulta essere sicuramente uno dei numerosi trattati non ancora conosciuti e presenti negli archivi chiaromontesi, i quali potrebbero fornire ulteriori spunti per la ricostruzione di tutta una serie di vicende storiche riguardanti Chiaromonte.

È necessario spiegare cosa si intenda con il termine “toponimo”: si definisce con questa parola il nome di un luogo, mentre la toponomastica è la disciplina che ne studia il significato e l’origine. La finalità è quella di poter assegnare una collocazione spaziale precisa alle località riportate nel Libro de’ censi e degli affitti, da cui si sono ottenute numerose conferme – ed altrettante sorprese – dal punto di vista storico-toponomastico.

Da un primo esame del dato ricavato si ottiene una classificazione iniziale delle tipologie di toponimi presenti, definite per comodità da due sottoclassi:

1) toponimi ufficiali, ovvero quelli che oggi vengono riconosciuti come tali e sono segnalati dalla cartografia IGM;

2) toponimi locali, ovvero quelle località che pur non essendo riconosciute dalla toponomastica ufficiale sono ormai identificative nella quotidianità collettiva di un determinato luogo in questo preciso territorio.

Esempi di toponimi ufficiali possono essere Cda Sammarella, Cda Mesole, Cda Maldinaso, Cda Sant’Uopo, Torre della Spiga, ecc., tutti cartografati dall’Istituto Geografico Militare. Esempi di toponimi locali, invece, possono essere riconosciuti in termini quali Tempa, Timpone, Zangana, Vallina, esclusivamente utilizzati dagli abitanti di Chiaromonte.

Sono stati esaminati alcuni dei toponimi risultati più interessanti per la conoscenza fisica di alcuni luoghi. Potremmo definire “parlanti” alcuni di questi, in quanto già di per se forniscono una descrizione iniziale del luogo che indicano: è il caso di motta, (dal francese motte, termine associabile ad una piccola collina rialzata, solitamente artificiale a denotare una particolare tipologia di struttura fortificata, nata in Francia e successivamente introdotta in Sicilia, Puglia e Basilicata con l’arrivo dei Normanni nell’XI secolo d.C.); Tempa e Timpone indicano una località impervia, un costone roccioso (i due luoghi, infatti, sono situati in prossimità di costoni impervi difficilmente raggiungibili); piazza, inteso come ampio spazio, centro della vita pubblica e sociale del paese (nel caso specifico potrebbe trattarsi di piazza Garibaldi, che ancora oggi insiste davanti la chiesa di San Giovanni Battista); monastero, per indicare il luogo di raccolta di una comunità monastica, anche se nel testo non viene specificato il nome o l’ordine a cui associarlo (facendo riferimento probabilmente al convento dei frati della Riforma del Carmine, localizzabile a ridosso del sistema fortificato di epoca sanseverinesca – XIV secolo d.C. – sito in località “Torre della Spiga”).

A questi nel documento si associano un nutrito numero di toponimi che fanno riferimento a santi, ovvero i cosiddetti toponimi agiografici: spesso di origine orientale, essi sono la prova del fatto che il centro di Chiaromonte abbia vissuto una fase di dominazione – o quantomeno di influenza diretta, di governo – sotto l’egida del governo bizantino; le testimonianze tangibili di questa fase, al momento, non sono purtroppo rintracciabili fisicamente sul territorio.

Il testo menziona, inoltre, località quali Santo Gallo, Santa Lucia, Santa Sofia, San Rocco, San Cristofaro, Sant’Anna. La toponomastica di questi luoghi faceva riferimento probabilmente, in modo diretto, al nome di una cappella o ad un luogo di culto intitolato allo stesso santo. Altri, invece, di sicura origine dialettale hanno fatto perdere completamente le proprie tracce: è il caso di toponimi quali località Graminetto o Zangana. Nei secoli successivi alcuni di questi sono stati sostituiti – come nel caso di Santa Sofia in Calvario – oppure caduti in disuso e inglobati da altri già esistenti – come Santo Gallo divenuto Tempa o Sotto la Tempa.

La metodologia usata per poter localizzare e posizionare la maggior parte di questi toponimi, si è basata sul riscontro con fonti storiche o con i testi di alcune scritture private, incrociando le diverse informazioni e sulla memoria storica degli abitanti di Chiaromonte. Purtroppo per alcuni di essi non è stato possibile individuarne la giusta collocazione geografica, poiché privi di riscontro in altre fonti. Solo la prosecuzione degli studi e la scoperta di altri documenti inediti potrebbero portare alla luce nuove informazioni.

Di seguito vengono riportati ed elencati in modo schematico alcuni tra i più interessanti toponimi menzionati nel Libro de’ censi e degli affitti della chiesa di San Giovanni Battista.

Toponimi urbani

Tempa

La tempa, geograficamente collocata nella porzione Nord-Ovest del centro di Chiaromonte, è probabilmente uno dei quartieri più antichi dell’abitato medievale, come dimostra la presenza di tre torri e parte della cinta fortificata risalenti al XIV secolo d.C. Località tempa include anche l’area denominata Dietro le Mura, verosimilmente l’area al di fuori del circuito fortificato medievale.

Monastero

Sopra la grotta sotto il Monastero [1]; quando si parla di monastero a Chiaromonte si indica solitamente il castello della famiglia Sanseverino, il quale fu acquistato nel 1849 dalla curia vescovile  di Anglona-Tursi, che lo trasformò in monastero. Per tale motivo, e per il fatto che il testo dei censi è stato scritto nella prima metà del ‘700, il testo dovrebbe indicare l’area in cui sorge il convento dei frati della Riforma del Carmine indicato dal Gallarano nel suo apprezzo datato al XVII secolo. L’area occidentale del recinto fortificato di epoca sanseverinesca, compreso nel piazzale delimitato dalla c.d. Torre della Spiga sarebbe da riconoscere come il sito chiamato U cummend, termine che tradotto letteralmente significa proprio “il convento”.

affitto di una grotta sotto la motta

Il termine Motta potrebbe informarci della presenza di questa tipica struttura fortificata – di origine francese – che arrivò in Italia meridionale come sapere tecnico-costruttivo con la discesa delle famiglie normanne provenienti dalla Francia.

La possibilità di localizzare questo toponimo dischiuderebbe un importante dato per quanto riguarda la topografia e l’organizzazione medievale del centro di Contea, oltre che archeologico. Documenti coevi al Libro de’ censi e degli affitti, presenti nell’archivio privato Spaltro, farebbero propendere per il posizionamento di questo toponimo nei pressi di alcuni terreni nelle immediate vicinanze del convento dei frati della Riforma del Carmine, ovvero, come più volte affermato, in prossimità della località Torre della Spiga[2].

Questa tesi potrebbe essere ulteriormente avvalorata dal fatto che nel testo in esame viene menzionato l’affitto di una grotta nei pressi di località motta; l’area Torre della Spiga è ancora testimone della presenza di numerosissime grotte, oggi adibite a cantine per la conservazione del vino.

La motta, con buone probabilità, potrebbe trovarsi a monte della spianata del circuito fortificato in quest’area, andando a coincidere con la posizione dove ancora oggi insiste un’altra torre circolare lungo il versante occidentale di Chiaromonte, facente parte dello stesso sistema difensivo.

Santa Sofia

Grazie allo studio e all’analisi dei documenti privati appartenenti alla famiglia Spaltro, si può affermare con certezza che i toponimi Santa Sofia e Calvario nell’800 fossero entrambi in uso per indicare una stessa località; in seguito il toponimo Santa Sofia scompare a favore solo di Calvario. Possiamo anche affermare con buone probabilità che quest’ultimo termine fosse già in uso nel 1839, come indicato da scritture private della famiglia Donadio e Spaltro.

Il dato potrebbe essere considerato quale terminus post quem per la fondazione delle poste di sosta dello stesso calvario, dove ancora oggi è possibile vedere una delle cinque croci presenti su cui è incisa la data del 1859. Sempre dal Libro de’ censi e degli affitti è riconoscibile un’altra località oggi non più esistente, Santo Gallo, la quale dalle indicazioni sembrerebbe collocarsi tra le località Tempa e Santa Sofia.

 

Trappeto

Il documento fa esplicita menzione per due volte del termine trappeto: la prima volta quando si parla di una località dove esisteva una struttura simile, senza però che venga fornita alcuna notizia tale da permettere di localizzare il complesso produttivo[3]. L’altra indicazione del termine si ritrova quando viene scritto: “… sopra il casaleno da parte il Trappeto del Sagittario, muro comune, da parte occidentale, via pubblica cioè alla contrada Santa Sofia …”[4]. Questo farebbe pensare che già durante il XVIII secolo, dove oggi esiste il Calvario – localizzabile con certezza nella Cda Santa Sofia – vi fosse un trappeto gestito dal monastero cistercense del Sagittario. Allo stato attuale dei rinvenimenti, bibliografici, documentari e archeologici, difficile sarebbe oggi avere un riscontro preciso della notizia qui riportata. Questo giustificherebbe anche la menzione della parola trappeto senza alcuna indicazione topografica, dando per scontato che fosse ben conosciuta la sua ubicazione[5]. Un elemento da considerare è l’importanza che poteva derivare, all’epoca dei fatti, dall’essere possedimento del cenobio più potente presente sul territorio della media Valle del Sinni.

 

Piscicolo

Il termine piscicolo sta ad indicare una località dove doveva esistere una piscina/vasca di accumulo di dimensioni più o meno grandi, da cui veniva incanalata l’acqua per servire ed irrigare i campi limitrofi; spesso era anche associato ad un luogo dove le massaie andavano a lavare i propri vestiti e stracci.

Tuttora esistono zone definite con questo toponimo sia a Chiaromonte sia nelle contrade e campagne limitrofe, alcune delle quali sono ancora oggi strutture funzionanti.

 

Piazza

Centro fisico e sociale del paese, ovvero il luogo dove si svolgevano gli scambi commerciali ed economici di una comunità, la piazza era il centro della vitalità cittadina. Quando si parla di piazza a Chiaromonte, si fa sicuro riferimento all’attuale piazza Garibaldi, antistante la chiesa di San Giovanni Battista. Non si conoscono documenti che possano indicare se questa possedesse o meno un’intitolazione, e gli stessi testi presi in esame la indicano solo ed esclusivamente con il nome piazza.

 

Sant’Anna

A memoria dei più anziani cittadini di Chiaromonte, si tramanda oralmente che nell’attuale corso Vittorio Emanuele II, qualche secolo fa – forse già prima del ‘700 – vi fosse una cappella intitolata a Sant’Anna, la quale all’epoca della stesura del documento dei censi, dava anche il nome alla stessa contrada.

San Rocco

Toponimo localizzabile nella porzione Sud-occidentale del centro abitato di Chiaromonte. All’inizio del XIX secolo in questa località vi è indicazione della presenza di un trappeto di proprietà della famiglia Leo[6]. Oggi non esistono notizie o resti di questa costruzione seppure diverse sono le strutture associabili a questa categoria di fabbricati, presenti nel centro e nel contado di Chiaromonte, già durante il XVIII-XIX secolo[7].

 

Santa Caterina

Toponimo identificabile nella porzione Nord-Ovest del centro di Chiaromonte, in prossimità della Cda San Rocco e della cosiddetta Fontana del Tuvolo. Nel testo del Libro de’ censi e degli affitti questa località viene più volte menzionata, facendo pensare che la stessa zona durante il ‘700 fosse già intensamente coltivata, considerata l’elevata presenza di sorgenti d’acqua ivi presenti. Degna di attenzione e di curiosità è la menzione che ne viene fatta: “… Regalo del nepote di monsignor a conto della sacrestia di Santa Caterina[8]: il breve periodo fornisce un’indicazione molto interessante per quanto riguarda la ricostruzione topografica e toponomastica del centro di Chiaromonte durante questo periodo; porterebbe, in effetti, a ipotizzare che nell’omonima contrada fosse edificata una cappella, intitolata a Santa Caterina e ancora nel pieno delle sue funzioni. Altra ipotesi farebbe propendere verso l’idea che la presenza del toponimo Santa Caterina fosse disgiunta da quella di una cappella, e che invece si trattasse di una di quelle interne alla stessa chiesa di San Giovanni Battista, per cui il testo era stato scritto. Notizie tangibili di questa presunta cappella non trovano alcun riscontro, se non nelle testimonianze orali, riferendo che nel restaurare una casa di proprietà dei discendenti di Arnaldo Spaltro – all’epoca una delle famiglie più importanti di Chiaromonte –, furono individuate murature sepolte rispetto al nuovo fabbricato ed alcune strutture a tratti voltate, pertinenti forse a strutture per la raccolta e l’accumulo di acque sorgive.

 

Croce

La croce fa riferimento ad una porzione del centro abitato fondata nel XVII secolo e individuabile nella parte orientale di Chiaromonte. Si sviluppa immediatamente al di fuori del recinto fortificato medievale, a valle verso Sud del palazzo Sanseverino e ad Ovest del palazzo dei baroni di Giura.

 

San Cristofaro

Questo potrebbe far pensare alla trasformazione di un altro toponimo riportato anche sull’IGM e denominato Gian Cristofaro. Da un’attenta analisi risulta, invece, che si tratta di due toponimi distinti. San Cristofaro doveva essere situato probabilmente dove oggi insiste il palazzo degli Uffici e con molta probabilità dava anche il nome ad una delle porte di accesso al recinto fortificato di epoca medievale, quest’ultima andata distrutta proprio con la costruzione dell’edificio moderno. Questo toponimo è ormai dimenticato e non rintracciabile in alcun tipo di cartografia.

 

Portello

Il toponimo è ancora oggi un termine che viene utilizzato nella toponomastica locale, stante ad indicare l’unica porta superstite del circuito fortificato di epoca sanseverinesca (XIV sec. d.C.). La struttura è stata restaurata sul finire del ’900: presenta un unico fornice alto al centro m 5 ca., con spessori murari variabili da m 0,8 a m 1,5. Costruita con blocchi di roccia sedimentaria locale (conglomerato, o volgarmente puddinga) di medie dimensioni, permetteva l’accesso all’abitato, immediatamente a S/E della chiesa di San Giovanni Battista, durante i secoli centrali e finali del medioevo.

Porta di Santa Lucia

Il toponimo Santa Lucia indica, come si vedrà avanti, l’intera fascia di terreni a meridione del centro di Chiaromonte; è proprio per tale motivo che viene indicato tale nome anche per far menzione della porta di Santa Lucia[9]. Oggi, come detto in precedenza, questa vecchia e unica porta supersite della vecchia cinta muraria medievale viene chiamata Portello; in realtà questa porta all’epoca doveva essere identificata con buone probabilità anche come porta di Santa Lucia.

nella contrada sotto San Tommaso

Con buone probabilità si tratta della località oggi chiamata timpone, quartiere posto alle pendici meridionali del castello Sanseverino e dell’omonima chiesa palaziale.

 

Santa Maria Melfitana

Cappella a vano unico di forma rettangolare, posta immediatamente a Nord del circuito fortificato di epoca normanna[10], a poche decine di metri da quello che poteva probabilmente essere uno degli accessi fortificati, intuibile dalla topografia dei luoghi. Il complesso, situato in Piazza Umberto I – cosiddetta Chiazzoll-, molto elementare, presenta in facciata un piccolo campanile a capanna ed un portone d’ingresso di forma rettangolare inquadrato tra due colonne lisce poste su due piedritti rettangolari e terminanti con due capitelli decorati da 3 foglie lisciate sormontate da 3 globetti; la composizione viene abbellita ulteriormente nella porzione dell’architrave con una decorazione continua nella fascia superiore composta da formelle fittili decorate a stampo con motivo a festoni, anch’esse sormontate da una fascia continua − sempre fittile − abbellita con una decorazione ad ovali. La piccola chiesetta è stata da qualche anno restaurata.

Cappella di Santa Lucia

Ancora oggi si fa menzione di una piccola cappella che sarebbe intitolata alla devozione di Santa Lucia nella porzione meridionale del paese nella stessa Cda Santa Lucia, poco distante dalla località  fontana Grotta dell’acqua. Nel Libro de’ censi e degli affitti questa località viene menzionata più volte: “… don Domenico Spaltro per i due orti a Santa Lucia una confinante con via pubblica e verso oriente con Catalano e verso mezzogiorno con la Cappella …”[11]. Tuttavia in questo caso non viene indicato il nome dell’omonima cappella; forse chi scrive da per scontato che trattandosi di Santa Lucia si parli proprio di questa chiesetta.

Elefante nel suo trattato su Chiaromonte scrive invece che nel territorio della madrice chiesa di San Giovanni e, propriamente in località grotta dell’acqua, vi era una cappella intitolata alla Santissima Annunziata[12].

È possibile che nel corso dei secoli questa cappella sia stata intitolata prima all’Annunziata e in seguito a Santa Lucia, certo è che le notizie in merito sono poche. Attualmente, in memoria di questo luogo di culto, è stata deposta una croce in legno nel luogo dove ancora nella seconda metà del ‘900 erano visibili i ruderi, in modo da ricordare la chiesetta abbattuta per effettuare modifiche relative al nuovo piano urbanistico di Chiaromonte.

Grotta dell’acqua

La grotta dell’acqua è localizzabile e riconoscibile nella porzione meridionale di Chiaromonte, in Cda Santa Lucia. È ancora qui che sorge una fontana così chiamata.

Il toponimo non indicherebbe semplicemente una fontana, ma fa chiaro riferimento ad una grotta scavata da cui fuoriusciva acqua. Oggi, invece, è possibile riconoscere la struttura esterna modificata in tempi recenti come una fontana.

Durante l’ultimo secolo viene ancora ricordata come sorgente ricchissima di acqua, utilizzata per l’irrigazione dei campi che un tempo insistevano dove oggi si è sviluppato il moderno piano urbanistico di Chiaromonte.

Toponimi extraurbani

 

Mesole

Cda Mesole in passato ricadeva interamente nel territorio di Chiaromonte; attualmente è divisa tra quest’ultimo e il comune di Fardella.

Cda Maldinaso

La località è situata attualmente tra i tenimenti dei comuni di Chiaromonte e quelli di Fardella, a Sud della S.P. 65. Un dato molto curioso appare evidente dall’analisi del Libro de’ censi e degli affitti, dove è stato possibile rinvenire la notizia di un censo appartenente a Domenico Spaltro: la stessa famiglia, ancora oggi a distanza di quasi tre secoli, possiede diversi appezzamenti agricoli in questa località, e agli inizi del ‘900 abitava ancora a Maldinaso.

Dominadei

per l’affitto della grotta a Dominadei con l’orto avanti per questo anno a Nicola Lauria [13]: il toponimo è risultato facilmente localizzabile soprattutto perché se ne conserva ancora oggi traccia e memoria.

La stessa famiglia Lauria possiede attualmente, tra le sue proprietà, un terreno in Cda Dominadei, dove è possibile scorgere tre grotte ricavate nel banco argilloso. Il toponimo è localizzato a N/O di Cda Sammarella, tra i comuni di Fardella e Chiaromonte.

Manche

Toponimo molto diffuso in Italia meridionale con il quale viene riconosce di solito un luogo posizionato generalmente a Nord, soprattutto poco soleggiato. È proprio a settentrione di Chiaromonte, lungo le sponde del fiume Serrapotamo, che è possibile ancora oggi rintracciare il toponimo in questione.

Gafaro

Dal testo si evincono due notizie fondamentali che riguardano il toponimo detto Gafaro: si fa menzione di una “grotta in affitto del Gafaro confina Via pubblica che va allo Spirito Santo da parte di mezzogiorno [14]. In questo caso il termine Gafaro non viene qui indicato in qualità di toponimo, bensì quale nome di persona; la menzione fa riferimento, nello specifico, ad un possedimento nei pressi della località dove oggi sorge la moderna struttura ospedaliera di Chiaromonte. In un altro passo del documento, invece, si accenna dell’affitto di un orto al Gafaro[15]. Il termine, in questo caso, indica il nome di una località ben precisa; questo toponimo potrebbe essere localizzato con buona probabilità lungo la S.P. 65 che collega il comune di Chiaromonte a quello di Francavilla in Sinni, nei pressi della Cda Don Fabio. La località, ancora agli inizi del secolo scorso era sede di un opificio idraulico di cui oggi sono ancora visibili i ruderi della struttura stessa[16]. L’analisi del documento permette di avanzare alcune considerazioni a tal riguardo: sembrerebbe plausibile che durante i primi decenni del ‘700, il termine Gafaro fosse l’appellativo o addirittura il cognome di un cittadino chiaromontese, il quale tra i suoi possedimenti aveva una grotta e porzioni di terreno in prossimità di Cda Spirito Santo. È possibile ipotizzare che fosse, inoltre, proprietario anche del mulino in Cda Don Fabio, facendo sì che si assegnasse quale nome della località lo stesso Gafaro, di cui ciononostante oggi non resta alcuna traccia.

 

Sant’Opo (Sant’Uopo)

Quella che viene definita Cda Sant’Uopo, localizzata ad oriente rispetto al centro di Chiaromonte, fa derivare il suo nome dall’omonimo Santo che in questo luogo visse durante la sua vita e a cui venne dedicata la chiesetta di forma rettangolare ad aula unica tuttora esistente. Il Libri de’censi e degli affitti riporta il toponimo della località due volte: la prima quando viene trascritto per indicare “un casaleno alla piazza[17], mentre in seguito quando si fa menzione di una vigna nella Cda Vallina[18].

Contrada Vallina

Il toponimo Vallina è generalmente molto diffuso in diversi comuni italiani, ricorrendo spesso per definire aree poste a Nord in luoghi isolati e spesso coperti da fitta vegetazione a carattere boschiva; a Chiaromonte è possibile localizzarlo lungo le pendici nord-occidentali dell’abitato.

 

Fontanelle

Toponimo riferibile ad una località dove predominante risulta essere la presenza d’acqua, e di rimando di fontane. Questa località è stata identificata in agro di Chiaromonte, lungo le pendici sud/orientali del paese, a ridosso della S.P. 65 che conduce verso Cda Sant’Uopo; difatti, ancora oggi la zona è molto ricca di sorgenti e molte sono le vasche di accumulo private utilizzate per l’irrigazione degli orti e dei coltivi.

San Vito

La Cda San Vito è oggi situata nel territorio del comune di Fardella. Da questa località dipartiva nel XVIII secolo una mulattiera ancora oggi riconoscibile in alcuni tracciati viari esistenti, che collegava San Vito a Cda Maldinaso, quest’ultima in agro di Chiaromonte.

Contrada delli Coraci

Nessun toponimo − sia esso ufficiale sia esso ricordato oralmente − esiste oggi nei tenimenti di Chiaromonte con questo nome. Con buone probabilità può essere associato all’attuale Cda Corige, trasformato da delli Coraci. I censi riportati dal documento in questa località sono assegnati a Sigismondo Viola[19], membro della famiglia che ancora oggi possiede qui alcuni terreni.

 

Cda Castellano

Il termine castellano indica propriamente il guardiano di un castello o di una rocca, oppure il signore proprietario del castello stesso. Già Elefante nel descrivere i censi della cappella di Sant’Antonio da Vienna, informa che la stessa possiede un fondo in Cda Castellano seu (ossia) Cupolo[20]; questa località ancora esistente in agro di Chiaromonte, viene localizzata a meridione della sommità del paese in prossimità del fiume Sinni, tra quelle che vengono chiamate Cda Manguoso e Cda Ponte.

 

Cannalia

Il toponimo cannalia è localizzabile in agro di Fardella nei pressi dell’attuale complesso sportivo comunale. Questa località viene menzionata per un censo annuale da parte della famiglia Guarino, dove ancora oggi gli eredi della stessa famiglia detengono tra i loro possedimenti alcune proprietà.

 

Spidale

Nell’accezione linguistica il termine spidale significa luogo dove vengono alloggiati gli ospiti, cioè i forestieri, dove si raccolgono vecchi, fanciulli, persone inabili al lavoro e gli incurabili. L’unico dato certo associabile al toponimo è che si tratta dell’ospedale della stessa chiesa di San Giovanni Battista. Per quanto riguarda l’ubicazione le uniche informazioni desumibili sono quelle riportate nel documento, dove si legge: “… Nicola Lauria per censo in enfiteusi sopra la casa dietro la forgia di Francesco Tuzio attaccato al caseleno e casa dello spidale di detta chiesa[21]. Difatti, però, il testo non fornisce indicazioni riguardo la posizione dell’ospedale, ma semplicemente riporta il dato che Nicola Lauria possiede anche la casa dello spidale, per cui paga un censo alla chiesa. Come di norma succede nei toponimi o nelle denominazioni di istituzioni cittadine, la lingua è conservatrice e sfugge al mutamento storico cui è sottoposta nell’uso quotidiano. Così capita di imbattersi in istituzioni ormai scomparse, che costituiscono la prova dell’esistenza di stati precedenti.

 

San Martino

Toponimo attualmente non localizzabile. Dall’analisi del Libro de’ censi e degli affitti della chiesa di San Giovanni Battista sembrerebbe che in questo luogo vi fosse già durante il ‘700 anche una cappella, confinante “da mezzogiorno e da borea con via pubblica e ponente con le terre della Certosa di San Nicola[22]. Vi è indicazione dello stesso toponimo in una scrittura privata dell’Archivio Spaltro dove viene indicato in qualità di “luogo alberato di querce nella Contrada Santo Martino, dall’estensione di circa stoppelli sei che confina da ponente con Via Pubblica e da borea con Giovanni di Noia e da Giovanni Antonio Spaltro”. Di questa cappella quasi non si hanno più notizie e si potrebbe azzardare − dalle poche indicazioni in nostro possesso − l’ipotesi che si trovi al di fuori dell’attuale centro abitato.


Note

[1] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 7.

[2] Cfr. Archivio Privato Spaltro: documento testamentario di Giuseppe Antonio Spaltro, p. 3.

[3] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 3.

[4] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 8.

[5] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 3.

[6] Elefante 1988, p. 35.

[7] Elefante 1988, p. 35.

[8] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 65.

[9] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 37: “… per esso suoi eredi Marco Tedone per censo in enfiteusi sopra la grotta sotto la Porta di Santa Lucia …”.

[10] Vitale 2014, pp. 215-233.

[11] Vitale 2014, pp. 215-233.

[12] Elefante 1988, p. 96.

[13] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 15.

[14] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 40.

[15] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 42.

[16] Vitale 2015.

[17] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 9.

[18] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 24.

[19] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 8.

[20] Elefante 1988, p. 95.

[21] Elefante 1988, p. 35.

[22] Libro de’ censi e degli affitti 1728-1729, p. 39.